Formarsi per lavorare: pioggia di assunzioni in arrivo, ma serve saper fare

Marco AbbonizioIl mondo della Formazione

lavoro servono competenze

Un milione di nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni in Italia: il problema resta però il “know how”

Venti europei di sviluppo e ripresa a seguito dell’emergenza pandemica: l’Italia si prepara ad affrontare la lenta uscita dalla crisi e lo fa anche attraverso la crescita occupazionale, crescita spinta anche dal Next Generation EU, il fondo approvato dal Consiglio Europeo per sostenere l’economia degli stati membri.

Il numero di nuove assunzioni da qui al 2026 dovrebbe essere di circa un milione, un numero cospicuo che si scontra però con una problematica decisamente rilevante: il know how.

I giovani peccano di “saper fare”.

In che senso?

Te lo spieghiamo subito…

Nove lavori su dieci nei prossimi anni richiederanno competenze digitali che la scuola non è in grado di fornire allo stato attuale.

Una situazione di stallo che non mette i giovani diplomati e laureati nelle condizioni giuste per poter andare sul posto di lavoro ed essere quantomeno parzialmente autonomi: tutt’altro. I giovani presentano lacune enormi.

Lo stato disarmante in cui versa l’Italia sotto l’aspetto della disoccupazione giovanile è dovuto anche a questo fattore: le aziende non riescono di fatto a trovare professionalità adeguate.

Le competenze informatiche e digitali, l’utilizzo del pacchetto Office e l’analisi dei dati per mezzo di tool come Google Analytics sono ormai parte di un bagaglio minimo che non può e non deve mancare a nessuna professionalità in procinto di assunzione.

La grande maggioranza dei datori di lavoro reputa letteralmente assurdo che a scuola non insegnino l’utilizzo diffuso di Excel, il programma più usato in tutti gli uffici del mondo.

La tendenza che consegue da questa inclinazione della scuola italiana (ed anche del sistema universitario) è quella che porta i datori di lavoro a preferire il “saper fare” al curriculum.

Sono infatti moltissimi i casi di colloqui fallimentari per mancanza di know how da parte delle risorse, portando a pensare come troppo spesso un curriculum ricco di titoli non rispecchi le reali abilità dei giovani diplomati e laureati.

La via d’uscita? Formarsi.

Solo una formazione adeguata e mirata è in grado di rendere un lavoratore o futuro lavoratore “capace di fare”.

Avere fame di formarsi vuol dire avere la spinta per colmare l’inesorabile gap che persiste tra la scuola e/o l’università e la domanda sempre più complessa di un mondo, quello del lavoro, che viaggia troppo più velocemente rispetto al sistema di istruzione italiano.