Lifelong learning: la formazione continua è parte integrante del lavoro

Marco AbbonizioIl mondo della Formazione

La rivoluzione delle competenze è in arrivo e l’Italia ha bisogno di accelerare prepotentemente il passo; vediamo insieme come…

Che questa sia l’epoca del cambiamento è un dato di fatto ormai inconfutabile: la parola chiave sembra essere in maniera trasversale “transizione”, che sia ecologica, che sia digitale, che sia economica, per l’Italia è tempo di cambiare, di accelerare, di guardare avanti.

Uno dei cambiamenti più rappresentativi che coinvolgeranno il nostro Paese nei prossimi anni è però legato al mondo del lavoro: il mercato del lavoro corre a velocità mai viste prima, e la richiesta implicita e necessaria che si pone davanti a tutti i lavoratori, presenti e futuri, è quella di tenere il passo di questo mercato.

Non è un affare semplice: la distanza tra il mondo scolastico e quello accademico rispetto a quello lavorativo è considerevole, e non sono sufficienti un master o un corso professionalizzante una tantum per adeguarsi definitivamente al livello sempre crescente richiesto dalle aziende di ogni tipologia.

Guardiamo insieme i numeri…

Nei prossimi anni il 40% delle competenze di base richieste in media nel mondo del lavoro muterà: in sostanza la metà dei lavoratori attualmente in forze avrà la necessità di seguire un percorso di riqualificazione per adeguarsi ai requisiti richiesti per il ruolo già occupato.

È il fenomeno del lifelong learning, l’apprendimento permanente e continuo come accompagnamento costante del lavoratore nel corso dell’intera carriera.

Un concetto impensabile solo pochi anni fa e finalizzato ad incrementare le competenze legate alla mansione già propria del lavoratore e ad implementare le competenze trasversali, come quelle in ambito digitale, ormai fondamentali in ogni impiego lavorativo.

  • Reskilling
  • Upskilling

Secondo uno degli ultimi studi pubblicati in ambito Formazione sono proprio queste le due macroaree per lo sviluppo dei lavoratori nei prossimi anni, con la transizione ecologica e la transizione digitale che stanno agendo in maniera attiva su mission, vision e filiera produttiva delle imprese di ogni dimensione; imprese che devono colmare il gap trovando e formando proprio lavoratori che abbiano contezza dell’importanza ricoperta da questi due temi.

Il problema italiano è però un altro: il ritardo abissale del nostro Paese in termini di formazione rispetto agli altri Paesi europei.

Un ritardo che riguarda i lavoratori in età adulta – coinvolgendo in questo caso soprattutto le categorie più vulnerabili, quindi persone con basso livello di qualificazione e competenze – ma che riguarda soprattutto i giovani, con l’Italia che è di fatto maglia nera per numero di NEET – tema approfondito in questo articolo – che fanno i conti con una immane carenza di competenze che non permette alle aziende di trovare le risorse idonee a ricoprire determinati ruoli.

Carenza di competenze, è proprio questo il punto. Una carenza che tocca la stragrande maggioranza delle persone in età lavorativa nel nostro Paese, indipendentemente dallo stato di occupazione.

La via d’uscita non può che essere la formazione di livello, una formazione che deve essere spinta inevitabilmente da strategie governative che facciano luce su queste problematiche per risolvere attraverso l’azione concreta.

Fondi interprofessionali, PNRR ed investimenti e riforme focalizzate su formazione e politiche attive del lavoro sono gli strumenti reali per dare realmente valore al capitale umano che l’Italia può offrire, con l’obiettivo di ridurre il mismatch tra quelle che sono le reali esigenze delle imprese e quella che è l’offerta di risorse in termini di competenze.

Rilanciare il mercato del lavoro e l’economia è possibile, ma non si può prescindere dalla formazione continua; la Scuola di Formazione Human Factory sposa ormai da anni quest’ottica, proponendo quotidianamente un’offerta formativa di altissimo livello a privati ed imprese in diversi ambiti, coinvolgendo lavoratori e disoccupati con il fine ultimo di fornire il bagaglio di competenze teoriche e pratiche idonee all’ingresso o all’incremento della propria posizione sul mercato del lavoro.

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