Fiorillo: “Io l’arbitro, gli studenti i veri protagonisti della partita”

Marco AbbonizioMan Factor

Il Dott. Ugo Fiorillo si presenta e ci descrive i corsi di lingue in partenza ad ottobre alla Human factory di Lanciano

Da diversi anni le lingue occupano un posto primario all’interno del background lavorativo e sociale dell’uomo, ed è pertanto inevitabile evidenziare come discipline di questo tipo facciano rima con formazione e soprattutto con Human Factory, ente che fa della formazione specializzata in ogni campo il proprio dogma progettuale. I corsi di inglese aziendale e spagnolo di base targati Human sono pronti a partire nel mese di ottobre per la durata di circa trenta ore in aula, pronti a garantire un apprendimento mirato attraverso delle lezioni estremamente dinamiche e coinvolgenti. Per raggiungere questi obiettivi ci si è affidati ormai da anni al Dott. Ugo Fiorillo, un docente estremamente preparato ed esperto, capace di adattare le sue competenze linguistiche ad ogni tipo di esigenza grazie anche e soprattutto alla grande esperienza maturata non solo in ambito didattico, ma anche e soprattutto in ambienti lavorativi molto variegati.

Dott. Fiorillo ci parli innanzitutto di Lei, del Suoi trascorsi e della Sua carriera lavorativa…

“Mi sono laureato nel 2005 in Lingue e letterature straniere a Pescara, in particolare nell’ambito turistico-manageriale per dare un’impronta più varia al mio background che si caratterizzava comunque per gli studi umanistici svolti in precedenza. Terminato il percorso accademico ho avuto la prima opportunità come insegnante al Cambridge Institute di Lanciano, un’esperienza bellissima della durata di un anno, nella quale ho implementato il mio livello di inglese e non solo, parlando con ragazzi miei coetanei provenienti da tutte le scuole europee. Inglese, francese, tedesco e spagnolo sono le lingue che fanno parte del mio bagaglio culturale, e quell’esperienza mi ha aiutato molto in tal senso. Al termine di questo capitolo lavorativo ho intrapreso percorsi di vario genere, dal comune di Lanciano come servizio civile e tirocinio, alla verifica contabile per le farmacie per un’azienda appaltata con la ASL, passando per il Telemarketing fino al G8 a L’Aquila, un’esperienza intensissima che, seppur breve, mi ha lasciato davvero tanto: lì mi sono messo a totale disposizione e sono stato a contatto con i maggiori capi di stato al mondo, facendo mansioni di ogni tipo, dall’interprete all’autista, con la possibilità di assaporare a pieno una grande avventura professionale. In quegli anni mi occupavo inoltre del coordinamento dei campus estivi per ragazzi italiani in Inghilterra, fungendo sia da guida che, sotto certi aspetti, da tutore. Sempre in quell’ambito ho assorbito i metodi tipicamente anglosassoni di insegnamento, stando quotidianamente a contatto con i teachers dei college in oggetto che, essendo madrelingua, dovevano farsi capire e dovevano guidare i ragazzi italiani nel percorso di apprendimento. Ho fatto successivamente E-commerce per un’azienda per circa tre anni prima di approdare alla Human. Dei primi giorni ricordo la cara Liliana: lei è stata la prima ad inserirmi in questo meraviglioso ambiente lavorativo e non smetterò mai di ringraziarla, anche ora che purtroppo non c’è più. Alla Human ho fatto corsi di formazione di ogni tipo, sempre mirati e specializzati in base al target di riferimento, e in contemporanea ho portato avanti un percorso con la ASL per dieci anni, facendo corsi di inglese specifici per il personale medico. Devo dire che qui alla Human mi sono sempre sentito a casa, avendo sin da subito un grande rapporto con Amalia e Liliana, portando avanti una serie di progetti anche paralleli alla formazione che hanno reso questo rapporto lavorativo dinamico e flessibile”.

Qual è il metodo di insegnamento nel DNA di Ugo Fiorillo?

“Io rivolgo sempre lo sguardo alla persona: ritengo che gli uomini siano profondamente diversi fra loro e che nessuno apprende allo stesso modo dell’altro. Dunque credo che nel corso degli anni sia riuscito a personalizzare sempre di più il mio metodo di insegnamento, andando a premiare la logica e l’osservazione, due strumenti indispensabili per la lingua. Attraverso dei pattern, degli esempi di frase, cerco di minimizzare i tempi con cui un determinato concetto viene assorbito dallo studente. Osservazione, logica e memoria al centro, privilegiando la conversazione in inglese e mettendo da parte la traduzione in italiano perché credo che per intendere al meglio una lingua, almeno all’inizio, non sia necessario capire tutto, ma cogliere le parole chiave di un discorso, andando contro ad un certo tipo di visione che mette al centro la traduzione. Credo molto nella listening e mi piace farmi di tanto in tanto affiancare virtualmente da tutor su YouTube, a conferma dei temi trattati e come ulteriore approfondimento. Generalmente si arriva ad un punto nel corso in cui gli studenti diventano i veri giocatori, protagonisti della partita, mentre io mi faccio in un certo senso da parte, facendo da arbitro dei dialoghi in lingua che vengono messi in piedi in aula basandosi su casistiche quotidiane e simulando situazioni realmente accadute, esponendosi in questo modo anche ad errori che altro non sono che la miglior medicina per l’apprendimento della lingua”.

Quali peculiarità ha colto nell’insegnare lingue in ambiti profondamente differenti fra loro?

“Ho colto innanzitutto un accrescersi dell’interesse nel momento in cui c’è il riscontro pratico all’interno dell’insegnamento. Quando si mettono sul tavolo delle tematiche di attualità intesa come quotidianità all’interno dell’ambito lavorativo c’è maggiore coinvolgimento poiché c’è la consapevolezza del fatto che una determinata tematica si possa ripresentare in qualsiasi momento sul lavoro. Lo studente in genere ha bisogno del riscontro pratico, pertanto ho capito sempre più che bisogna adattare le lezioni in base ha chi si ha di fronte, facendo in sostanza un insegnamento su misura. Mi piace ridisegnare il mio insegnamento in maniera camaleontica in base alle necessità”.

Qual è il processo che avviene all’interno di un corso aziendale, cosa rimane dentro i corsisti ed anche dentro l’insegnante?

“Quando la voglia di imparare è proporzionale al riscontro pratico i corsi sono estremamente dinamici e sotto certi aspetti anche divertenti poiché il tasso di interesse è molto alto. C’è un frasario mirato che sviluppo di corso in corso anche grazie alla mia esperienza da traduttore, ed attraverso questo si attua un processo di apprendimento che accresce le nozioni a beneficio dei corsisti, rendendoli consapevoli e capaci di digerire la lingua inglese nell’ambito lavorativo. Dietro questo percorso c’è uno studio da parte del docente poiché nell’ambito della formazione e nell’ambito dell’insegnamento in generale il docente è il primo che studia. Bisogna trasmettere questo concetto anche allo studente, perché lo studente deve essere bravo a capire che si è arrivati a determinati metodi attraverso lo studio costante sia in fase di preparazione che durante il corso. In sintesi credo dunque che questo corso migliori tutti, sia me come docente, poiché sono certo di dare qualcosa di estremamente utile ai miei alunni, sia i corsisti stessi poiché hanno la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo e unico in un certo senso”.

Quale giovamento trae invece l’azienda che si trova fra le mani una risorsa che ha fatto questo tipo di percorso?

“Un’azienda può trovarsi di fronte una risorsa che sicuramente ha ampliato le sue conoscenze e che ha reso le proprie competenze più trasversali. Un individuo sostanzialmente più sicuro e pragmatico, più padrone di determinate abilità e meno diffidente nei confronti dello strumento lingua che, ripeto, è nel 2019 basilare. Sviluppare un approccio di tipo logico-deduttivo è fra gli obiettivi di questo corso anche per fare proprie soft skills come il problem solving e la comunicazione negli aspetti basilari, andando a scoprire lati del proprio carattere che magari fino ad un determinato momento non si erano manifestati”.

Le è mai capitato di ricevere dei feedback al termine dei corsi?

“Sì, in maniera più o meno diretta. La fortuna è che quando sono arrivati, i pareri sono sempre stati positivi. Generalmente in aula c’è armonia oltre che interesse, l’atmosfera, seppur in ambito didattico-lavorativo, è sempre tendente alla positività. C’è grande rispetto fra me ed i corsisti, e credo che sia il requisito fondamentale in ogni ambito della vita. Ovviamente mi è capitato di vedere persone più o meno interessate, ma sono comunque convinto che chi esce da questo corso assimili qualcosa che gli permetta di non uscire mai nello stesso modo in cui è entrato”.

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